Per decidere se scartare una persona bastano 8,8 secondi. Succede nelle applicazioni di appuntamenti come Tinder, dove si approvano o rifiutano i profili dei potenziali partner in pochi secondi. Ma succede anche nella ricerca di un impiego: secondo uno studio del National Citizen Service, il programma britannico che offre ai giovani un periodo di formazione e lavoro volontario, gli esaminatori ormai ci mettono meno di 9 secondi per valutare un curriculum vitae. Un processo che il quotidiano The Independent ha definito come «tinderizzazione». Su Tinder, infatti, i profili si compongono solo di foto, nome ed età. Il vero discrimine è la foto: se il potenziale partner piace si va avanti e si controlla l’età, se anche quella va bene allora si guarda il nome (e si approva il profilo).
Se l’analisi per curricula funzionasse allo stesso modo sarei scartata in partenza: nel mio cv non ho inserito la foto. Ad incuriosire gli esaminatori penso basti il mio cognome, straniero e di difficile pronuncia: se anche in Italia valesse la regola degli 8,8 secondi almeno un paio verrebbero spesi nel rileggerlo e nel chiedersi l’origine.
Chissà se noterebbero la «nazionalità italiana» che ho specificato sotto. O se salterebbero subito alle mie esperienze di lavoro all’estero, in Francia e in Bulgaria, che ho sottolineato con il grassetto: magari dedicherebbero un secondo a ognuna. So che colpiscono ma so anche che in pochi leggono i dettagli su Sofia e Parigi: ad ogni colloquio mi è stato chiesto che lavori avessi fatto anche se l’ho sempre ben specificato. Nessuno invece mi ha mai chiesto l’età o i miei studi, anche se immagino che un secondo potrebbe essere stato dedicato ad un controllo. Né come mi fossi trovata nel ruolo di fondatrice de Il Blaudin, il mensile del mio paese in Friuli lanciato nei primi anni 2000, quando non ero neanche maggiorenne. Però io immagino che questo dettaglio tutti lo guardino: è pur sempre la mia prima collaborazione nell’ambito giornalistico e io mi ci soffermerei per un altro secondo.
Ho riservato poi alcune righe per parlare di me: i viaggi, gli sport che ho praticato, il diploma di musica e i programmi che so utilizzare. Questa parte del mio cv penso sempre che passi inosservata, ma forse, per un secondo al massimo, colpisce il diploma al Conservatorio (che non c’entra niente con tutto il resto). E più di un secondo, forse quel 1,8 che manca per raggiungere il limite, viene speso per controllare con attenzione la lista dei software con i quali ho dimestichezza.Nel mio curriculum non ho messo altro e l’ho ordinato in modo da riempire una sola cartella Word. Gli 8,8 secondi a mia disposizione a questo punto dovrebbero essere già terminati, ma spero che questo sforzo sia stato apprezzato comunque: il mio cv si guarda con un solo colpo d’occhio.«Nel nostro ambiente circolano software per eliminare i curricula più lunghi di due pagine», conferma infatti Aldo Magnone, da 10 anni socio di Arethusa, società italiana di ricerca, consulenza e selezione del personale. Ma la «tinderizzazione» da noi non è ancora arrivata. Per Magnone «in media i cv si guardano in 60 secondi, di più se si tratta di profili specifici. Per quelli che indicano competenze di settore, come l’utilizzo di software ingegneristici, richiediamo un secondo esame da parte di esperti». Anche per Giovanni Carbone, associate partner di Carter and Benson (gruppo internazionale partner di agenzie di cacciatori di teste), il tempo medio di valutazione va «dai 30 ai 60 secondi». Ma, sottolinea, «per scartare un cv ne bastano due: per esempio se fa richiesta per un ruolo diverso da quello cercato».
Poche parole chiave e una foto particolare Si ricorderanno di voi con 8,8 secondi a disposizione la prima cosa da fare è catturare lo sguardo dell’esaminatore: se ci sono esperienze importanti mettete la parola chiave in neretto. Ma attenzione: ne bastano un paio, sennò si annulla l’effetto. Fate un curriculum serio e conciso: non c’è tempo per annoiarsi, né per sfogliare fiumi di pagine. Niente battute alla Checco Zalone. La fototessera tendono a non guardarla. Ma uno scatto che si fa ricordare può essere utile: puntate su ciò che vi rende particolari e, perché no?, se avete un bel profilo provate con una posa da Dama del Pollaiolo. Parlate con le immagini, non con gli aggettivi. Se vi definite espansivi, non farete colpo: meglio citare esperienze da animatore. Puntate sul dettaglio. Se siete sportivi appassionati scrivetelo: vi valuteranno capaci di impegnarvi nelle vostre passioni. Giocate con il formato, come va di moda online: via il solito A4, trovatene uno originale. Non temete di raccontare la vostra personalità social: se avete un blog o un profilo Twitter, inseriteli (senza dimenticare email e cellulare per farvi ritrovare). (Maria Luisa Agnese) Il Corriere della Sera